Gli dei originari dello stato romano erano chiamati indigeni e soprattutto nelle fasi repubblicane le figure dominanti del pantheon romano sono analoghe a quelle di altri nell'ambito del Mediterraneo, a partire da quello greco, con i quali si possono instaurare delle corrispondenze. Tra questi Giove, il greco Zeus, divinità suprema della religione e della mitologia romana, il re di tutti gli dèi, i cui simboli sono il fulmine e il tuono; Nettuno, il greco Poseidone, dio delle acque correnti, del mare e dei terremoti, il cui simbolo è il tridente; Plutone il greco Pluton, signore degli inferi (Ade) sul quale regna assieme alla dea Proserpina (corrispondente alla greca Persefone); Minerva, corrispondente alla greca Atena, divinità della lealtà in lotta, delle virtù della guerra giusta, della saggezza, delle strategie, della tessitura, riconosciuta anche protettrice degli artigiani; Vulcano dio del fuoco terrestre e distruttore; Venere, la greca Afrodite, dea dell'amore, della bellezza e della fertilità; Mercurio, il greco Hermes, protettore dell'eloquenza, del commercio e dei ladri, è anche il messaggero degli dei e per questo viene spesso raffigurato con le ali ai piedi; Marte, il greco Ares, dio della guerra, oltre che del tuono, della pioggia e della fertilità.
Se un santuario è una struttura complessa ed articolata ci sono tre elementi che non possono mai mancare. L'altare è il più importante, è il luogo dove avvengono i sacrifici e per questo non può esistere santuario senza altare. Qualche volta è monumentale, altre volte è un semplice luogo dove gli animali vengono sacrificati e sul quale si raccolgono le ceneri della loro cottura. Il santuario è un luogo sacro, consacrato, e dunque deve essere delimitato rispetto al territorio non consacrato. Per questo è necessario un muro di recinzione o comunque un elemento che segni il temenos, cioè la linea di demarcazione fra spazio sacro e spazio non sacro. Non è fondamentale nella definizione del santuario, ma non può mancare in un santuario ben strutturato nel mondo greco e romano: il tempio. È la casa della divinità, rappresentata dalla statua di culto conservata nella cella (il nàos). Davanti al tempio, sull'altare, si celebravo i sacrifici e le la comunità si raccoglieva in occasione delle feste.
A Septempeda, fuori dalle mura sono state scavate fornaci per la produzione della ceramica e magazzini per la raccolta e la vendita dei prodotti. Le mura romane avevano molte funzioni, oltre a quella difensiva nel caso di attacchi di eserciti, ma anche di briganti; esse servivano ad identificare ed esaltare la città in una competizione fra diverse comunità (come i campanili e le torri nel medioevo). Fondamentale era la funzione sacra ed amministrativa, esse dividevano infatti in maniera chiara lo spazio del pomerium, cioè l'area della città consacrata alla divinità, da quella esterna, dove vigevano leggi e norme diverse, e tale limite poteva essere valicato solo nei puti dedicati, cioè attraverso le porte. Per questo Romolo uccide Remo quando questo salta il solco dell'aratro che aveva definito il limite della città di Roma: perché aveva commesso un atto considerati blasfemo. Le mura servivano anche per obbligare i commercianti a passare con la loro mercanzia attraverso le porte e dunque controllare i commerci e pagare i dazi.
La città di Septempeda si sviluppò in un'area con ogni probabilità occupata da un più antico santuario dedicato alla dea Feronia, dea di origine italica, protettrice dei boschi e delle messi, che passò anche al mondo romano. Successivamente quel santuario fu coperto dalla costruzione delle terme della città. I santuari sono luoghi di attrazione, centri economici e politici identificativi delle comunità e per questo spesso i centri urbani si sviluppano intorno ad essi. Un santuario è un complesso molto articolato di edifici destinati al culto, nel quale ci sono templi, donari, spazi per gli ospiti ed i pellegrini, strutture di servizio ed ospedali. Il tempio, cioè la casa della divinità è solo uno degli elementi che compongono un santuario. Le Vestali erano sacerdotesse consacrate alla dea Vesta, ma il termine oggi per estensione, anche se in modo non perfettamente corretto è attribuito anche a sacerdotesse consacrate anche ad altre divinità.