Gioco uno

Approfondimenti

Per realizzare le loro opere artistiche, i maestri ceramisti seguono una sequenza di operazioni che, nonostante i vari processi di modernizzazione, rispecchia ancora l'antica tradizione. Si inizia procurandosi l'argilla, che è il materiale di base utilizzato, modellandolo successivamente a mani nude. Segue una modellazione mediante il tornio, che consente una maggior precisione dell'opera, nonché di ottenere le forme più regolari e armoniche. Dopo di ciò si rifinisce ulteriormente l'opera con altri strumenti manuali, connotandola di particolari e altri elementi strutturali o decorativi che il tornio non consente. A questo punto il pezzo è pronto per essere smaltato col il colore o i colori prescelti e, infine, lo si cuoce al forno ad alta temperatura.

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Gioco due

Approfondimenti

La strumentazione che i maestri ceramisti utilizzano maggiormente è costituita, oltre al tornio, da stecche in legno di varia misura, stracci, molle e spugne. Per la smaltatura occorrono colori adatti e, ovviamente, pennelli di varia dimensione e forma di punta. Ma lo strumento principe, assieme al tornio, restano le mani stesse dell'artista.

02

Gioco tre

Approfondimenti

Nella bottega lo spazio destinato alla cottura era ricavato a ridosso della parete di fondo o sul retro oppure in una stanza comunicante laterale, in posizione marginale rispetto alla zona del tornio. Consisteva in una costruzione di comuni mattoni, alta, stretta e piuttosto profonda, dalle pareti spesse una quarantina di centimetri. Le dimensioni potevano variare un po' a seconda dell'area disponibile, ma erano rispettate le proporzioni tra i due vani che la componevano, il focolare e la camera di cottura in cui venivano stipati i pezzi. Il fronte della fornace era largo poco più di un metro, alto circa quattro, la profondità a volte superava i tre metri. Nella parte bassa della struttura, un quarto del complesso, si bruciava la legna le cui fiamme guizzavano attraverso aperture praticate nel soffitto lungo le pareti interne della camera di cottura arroventandole. La volta era strutturata ad archi uniti da mattoni cementati con un impasto a base di argilla e sabbione e sosteneva il sovrastante pavimento, il letto su cui si ponevano le pile di pezzi da cuocere.

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Gioco quattro

Approfondimenti

Pietro Masi, detto Bellente, è una figura storica di "brigante" ben radicata nella storia culturale del territorio di Appignano. Il suo fascino di giovane ribelle, morto a soli 23 anni, ancora oggi colpisce per la sua forza e la sua determinazione nel ribellarsi al potere napoleonico di inizio '800. A tale interessante personaggio è dedicato uno spettacolo itinerante che si snoda attraverso il centro storico di Appignano.

04
  • contenuti extra

Appignano e le sue peculiarità

Patria marchigiana della ceramica e dei "coccià", i maestri ceramisti che lavorano i "cocci". Si tratta di una tradizione antica di alcuni secoli e in paese c'è una via - l'attuale Borgo Santacroce - prima Via dei Vasai, proprio perché abitata quasi esclusivamente da artigiani terracottai che vi lavoravano nelle loro abitazioni, le "casette". Si utilizzava poi la strada per far asciugare al sole la produzione, prima di trasferirla nelle fornaci per la cottura. Ci sono ancora oggi abili ceramisti che con i loro atelier offrono al pubblico le loro opere artistiche. Un'importante manifestazione culinaria caratterizza Appignano e valorizza un tipo di piatto considerato un tempo "povero", che in realtà è invece ricchissimo di proprietà nutritive e di gusto: quello dei legumi. "Leguminaria" è, conseguentemente, il nome di questo evento che costituisce un fiore all'occhiello della Regione Marche. Ogni anno a metà ottobre, in un clima accogliente e allegro, consente assaggi di legumi (soprattutto ceci, fagioli e lenticchie) serviti in cocce tradizionali appignanesi, insieme ad un ottimo vino Rosso Piceno.

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